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Nicotera
Nicotera - Corso Umberto I - Nicotera

In antichità si credeva che Nicotera sorgesse sul luogo dell’antica Medma, tesi confutata dopo l'inizio degli scavi del 1912, diretti da Paolo Orsi, a Rosarno(RC). Oggi l’abitato gode di uno splendido paesaggio, comprendente Nicotera Marina, Monte Sant'Elia di Palmi, lo stretto di Messina, l’Aspromonte e le isole Eolie. Un vero e proprio terrazzo sul mare dal quale poter ammirare uno dei più suggestivi paesaggi che la Calabria offre. Col nome attuale che significa “Segno della vittoria”, essa è già nota nel IV secolo. Questo fu uno dei periodi più drammatici per Nicotera a causa delle numerose incursioni saracene che spinsero gli abitanti a ritirarsi sull’alto nel sito ove oggi sorge la cittadina.
Nel 1065 Roberto il Guiscardo la potenziò e la fortificò così la cittadina poté risorgere attorno al castello che egli fece costruire. Roberto il Guiscardo era infatti alla ricerca di un approdo marittimo per i collegamenti con la Sicilia dove si stava combattendo per allontanare gli arabi dall’isola. La nuova città, ricostruita seguendo schemi tipicamente normanni, risplende ora di nuovo fascino: il Castello e la Cattedrale rappresentano il cuore della città e da qui si ripartiscono le strade che portano ai diversi quartieri. Fu nuovamente distrutta e quindi ricostruita da Roberto d'Altavilla.
Fu distrutta ancora una volta e poi ricostruita nel 1074 da Re Tamin d’Africa e nel 1085 dalle truppe di Benevert. Seguì un’ennesima ricostruzione da parte del Conte Ruggero di Lauria, che ne potenziò il porto. È ancora attaccata e distrutta dagli Almoravidi guidati da Ibn-MaiMun. Il figlio di Ruggero, Ruggero II la ricostruì nel 1122. Dopo le numerose distruzioni e ricostruzioni Nicotera viene conquistata da Federico II. Grazie a quest’ultimo la città raggiunge il suo massimo splendore. Fu inoltre istituito un importante cantiere per la costruzione della flotta imperiale. Per potenziare il sistema economico Federico II fece giungere a Nicotera gli Ebrei, abili economisti, per incrementare l’attività economica e finanziaria della città. Inoltre fece costruire un apposito quartiere dove far alloggiare gli Ebrei detto “Giudecca”. La città fu poi resa agli Angioini, ma ancora una volta i cittadini furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni quando nel 1638 fu saccheggiata dai Turcheschi. Durante il quattordicesimo e il XV secolo sottostette al dominio dei Ruffo e dei Marzano. Nel 1496 passò alla famiglia di Gennaro che nel 1555 vi ebbe incardinato il titolo di Conte. Per successione nel 1585 ritornò in casa Ruffo fino alla distruzione della feudalità riconducibile al 1806. La cittadina fu nuovamente danneggiata dal terremoto del 1783. L’ordinamento amministrativo che i francesi disposero il 19 gennaio 1807 faceva di Nicotera una Sede di Governo. Il 4 maggio 1811 fu emanato un decreto che poneva Nicotera a capo di uno dei primi circondari comprendenti i villaggi di Caroniti, Preitoni, Comerconi, Badia, Joppolo, Coccorino, Mottafilocastro, Limbadi, Mandaradoni, Caroni, S.Nicola, Spilinga, Panaja, Carciadi e Rosarno. Un nuovo ordinamento dato dai Borboni il 1º maggio 1816 confermava Nicotera nella condizione precedente ma, attribuiva Spilinga e le sue frazioni al circondario diTropea. Il centro di Nicotera era diviso in vari quartieri e comprendeva: Santa Chiara, Baglio e Porta Grande dove vivevano i borghesi, i cittadini più in vista occupavano invece la zona pianeggiante, mentre il quartiere S.Nicola ospitava i commercianti. Nella storia nicoterese spiccano nomi di storici, poeti ed intellettuali, che hanno fatto la storia della cittadina rendendola famosa in tutto il meridione. Il castello, costruito nel 1763 da E. Sintes per il Conte di Sinopoli Falcone Ruffo, sul luogo dell’antico edificio svevo-angioino, è costruzione esteriormente integra con tre torri quadrilatere angolari, porte e finestre in granito. Completamente ricostruita dal Sintes nel 1785 è la cattedrale di origine medievale oggi ulteriormente restaurata e dedicata a Santa Maria Assunta. All’interno sono conservati frammenti tombali del XV secolo, un altare con marmi policromi, una statua attribuita ad Antonello Gagini raffigurante la Madonna delle Grazie; un Crocifisso ligneo di scuola napoletana del cinquecento attribuito ad Angelo Laudano; una cattedra episcopale ad intagli; preziosi arredi sacri tra i quali un balocco cinquecentesco e paramenti settecenteschi. A pochi metri dalla chiesa vi è una torre campanaria quadrata. Nel vecchio centro della cittadina sono frequenti balconi a pancia e tulipani in ferro battuto, con mensole di granito, opere del Settecento.